Dal
8 al 17 ottobre 2013
Anche quest'anno, come ogni anno, non ci siamo fatti mancare la nostra tradizionale dose di sabbia del deserto.
La meta, unica possibile senza una grossa organizzazione alle spalle, è stata il deserto della Tunisia, ma, visto che la cosa rischiava di essere ripetitiva, abbiamo deciso di metterci alla prova, programmando un itinerario che attraversa la zona di dune più alte della parte nord del deserto, verso il confine con l'Algeria.
L'idea era quella di entrare da Sabria e poi scendere seguendo
una linea parallela al confine, ma a 20-30 km, arrivare all'altezza di Bir
Aouine e poi tornare verso nord raggiungendo Ain Ouadette per l'impagabile
bagno nella sorgente ed infine rientrare passando per Dekamis ed El Mida.
Abbiamo rispettato buona parte del programma, ma alla fine abbiamo dovuto
tagliare qualcosa a causa dei tempi. Poco male, perché il nostro obiettivo
non è mai quello di rispettare il programma, ma piuttosto quello di
entrare in simbiosi con il deserto e godere delle sensazioni che ti regala
se gli dai il tempo di farlo.
I protagonisti del viaggio sono stati: Fausto e Lorella da Ragusa in Sicilia, Sandro e Raffaela da Polistena in Calabria, Riccardo e Sabrina da Grosseto in Toscana, Salem da Douz in Tunisia e una piastra di acciaio senza la quale saremmo ancora tra le dune, portata da Sandro, ma di cui non conosciamo i natali.
Il viaggio inizia, tanto per cambiare, con un ritardo di tre ore della nave della Grimaldi: ma perché non dicono “partirà più o meno tale giorno” senza specificare l'orario? Così ci indovinerebbero sempre, tanto l'orario è puramente indicativo! A Palermo ci incontriamo con Sandro e Raffaela e sulla nave troviamo già Riccardo e Sabrina provenienti da Salerno.
Arriviamo a Tunisi dopo pranzo e ci immergiamo subito nelle consuete pratiche incomprensibili di ingresso in Tunisia. Dopo una mezz'ora io (Fausto) e Sandro, che non avevamo subito alcun controllo sulla vettura, ma solo pratiche burocratiche, eravamo già pronti per uscire, ma non avevamo nessuna notizia di Riccardo che non era vicino a noi e non si vedeva da nessuna parte. Dopo aver aspettato un po', abbiamo deciso di andarlo a cercare e lo abbiamo trovato in una corsia laterale, circondato da poliziotti tunisini che gli stavano smontando la macchina alla ricerca di chissà che cosa. Riccardo, poco pratico di queste cose, era alquanto preoccupato (eufemismo: era molto di più!) e i poliziotti erano risoluti a smontare ogni singola vite, fino alla completa disintegrazione dell'auto. Abbiamo dovuto usare tutta la nostra diplomazia ed arte di convincimento (leggi tra le righe) per convincere i militari a lasciare perdere, che non c'era niente da cercare e che Riccardo era un bravo ragazzo timorato di Allah.
Rimontata la macchina siamo finalmente riusciti ad uscire dal porto e a prendere
la strada per il sud.
A notte inoltrata, stanchissimi, siamo arrivati a Douz, all'agognato Mouradi
per una meritata dormita.
La mattina dell'8 ci siamo incontrati con Salem, abbiamo pianificato il viaggio, e dopo avere aspettato che Riccardo cambiasse le gomme (avevo dimenticato di dire che Riccardo, fatto unico nella storia dei viaggi nel deserto, si era portato appresso, dentro la macchina, un treno di gomme da montare in Tunisia, occupando circa un metro cubo di spazio dentro l'abitacolo, perché non voleva viaggiarci in Italia in quanto non erano omologate per la sua auto) e che Sabrina comprasse il suo primo lotto di oggetti variegati al mercato (Sabrina soffre di una patologia di acquisto compulsivo, ma lei non lo sa. Deve assolutamente acquistare tutto quello che vede, anche in più copie, e l'unico limite è la capienza della macchina di Riccardo e sopratutto dei suoi …. cabasisi), e dopo avere atteso che Lorella commissionasse ad un ciabattino locale le scarpe della sua vita, con la pretesa di spiegarglielo usando un disegno che sembrava un ragno tracciato da una scimmia ubriaca, e dopo avere riempito i serbatoi, e dopo essere andati a trovare la famiglia di Salem, e dopo, e dopo, e dopo..., siamo finalmente riusciti a partire verso Sabria. Ma come mai non siamo partiti di mattina presto invece di perdere mezza giornata? Non si sa! Ma questo è Desertolento! Non c'è fretta, godiamo il momento e viviamo la vacanza serenamente.
Finalmente verso le 14.00 abbiamo raggiunto Ghidma, e, finalmente, abbiamo messo le ruote sulla sabbia ed è iniziata la parte più interessante del viaggio.
Raccontare i dettagli del viaggio senza fare una sterile cronistoria è
praticamente impossibile.
Non riesco a descrivere le sensazioni regalate dal deserto, l'adrenalina generata
dalla sfida di dune altissime e complesse, dove non puoi mollare l'acceleratore
un attimo, perché altrimenti devi ricominciare tutto daccapo, i tramonti
infuocati, le notti con milioni di stelle, il piacere di chiacchierare la
notte intorno ad un fuoco stanchissimi dopo una giornata di guida, lo scoraggiamento
quando una ruota stallona (ne abbiamo avute ben sei) e l'esaltazione di quando
riesci a rigonfiare la gomma e questa fa il mitico schiocco.
Non riesco a descrivere il piacere che Lorella ha provato nel farsi tagliare i capelli nel deserto da Sabrina, e a lasciare i ciuffi tagliati sotterrati sotto la sabbia come testimonianza duratura del suo passaggio.
Non riesco a descrivere la sensazione che ti danno i panorami, il senso di ancestrale che ti pervade, il piacere di correre sulla pista (non per tutti), di fermarti al parco Jebil e avere la fortuna che una gazzella ti vede da lontano e si avvicina lentamente incuriosita fino quasi a farsi carezzare.
Non riesco a descrivere la timidezza che si prova quando un altissimo cordone di dune si staglia davanti a te, e pensi che ci devi salire su, ne' lo scoraggiamento di quando qualcuno si insabbia in situazioni impossibili (non faccio nomi, tanto chi legge lo sa), e non sai come cacchio tirarlo fuori.
Non riesco a descrivere la bellezza del monte Dekamis quando ti appare lontano tra le dune, ne' la sensazione che ti da il lago Ain Ouadette quando dopo giorni di aridità assoluta vedi dall'alto questa valle lussureggiante, questa chiazza di verde immersa nel giallo delle dune, quest'acqua sulfurea in cui ti immergi con avidità.
Non riesco infine a descrivere il piacere di fare una esperienza del genere, avendo a disposizione il tempo necessario, senza dover correre, senza dover competere, senza doversi preoccupare del programma, senza dover parlare sempre di motori e di differenziali, con la possibilità di parlare con Salem della situazione del Magreb vista con gli occhi di un islamico, o dell'anima del deserto, o delle costellazioni del cielo, e di potere condividere tutto questo con gli amici e con Lorella.
Non riesco a descrivere tutto questo e lascio alle fotografie il compito di testimoniare, anche se vi riusciranno solo in minima parte, le sensazioni di questo viaggio.
Mi limito invece a continuare la cronistoria, dicendo che il 15 siamo rientrati
a Douz, e il 16 siamo andati a Monastir.
Durante il percorso per Monastir, a El Hamma, abbiamo fatto l'errore di chiedere
ad un passante informazioni per un elettrauto, per sistemare i finestrini
dell'auto di Riccardo che erano rimasti bloccati in apertura. Poiché
era la festa del montone, una tra le feste più importanti del mondo
islamico, non c'era niente di aperto, e la persona a cui abbiamo chiesto ci
ha gentilmente portato a casa di un amico meccanico, che ha chiamato gli amici
che riteneva competenti, che hanno chiamato i loro amici ….. Insomma
si è formato un consulto di quartiere intorno all'auto di Riccardo,
dove ciascuno guardava il finestrino e, scuotendo la testa, esprimeva un proprio
parere, mentre le ragazze sono state invitate a casa delle mogli e sottoposte
ad ogni genere di sevizie culinarie. Siamo stati, addirittura, invitati al
matrimonio di una delle figlie. In tutto questo abbiamo perso almeno tre ore,
non risolvendo in alcun modo il problema, tranne che sbloccando i finestrini
a bloccandoli con il classico cacciavite. (Avremmo potuto pensarci prima,
ma questo è desertolento!)
Solo a notte tarda siamo riusciti ad arrivare, distrutti, in albergo a Monastir.
Il giorno dopo siamo andati al porto di Tunisi ed abbiamo scoperto, con sommo
stupore, che, per la prima volta nella storia della Grimaldi, la nave era
PUNTUALE!
Il 18 mattina siamo arrivati a Palermo, e, facendo colazione insieme, già
facevamo i programmi per il prossimo anno.
Ciao a tutti e ... alla prossima!
Fausto e Lorella
Il percorso
Il
percorso tracciato in formato Ozi Explorer (scarica) |
Le fotografie
Le
foto di Lorella scelte
da Fausto |